Il talismano, Milano, Bianchi, 1779

Vignetta Frontespizio
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Campagna con tende e baracche ad uso de’ zingari.
 
 CARDANO, CAROLINA, PERILLO, zingari e zingare
 
 tutti in coro
 
    Oggi qua, domani là,
 nostra patria è il mondo intero;
 e fondato è il nostro impero
 sull’altrui semplicità.
 
 parte del coro
 
5   A ingrassare i giorni magri
 l’arte aiuta la natura;
 senza un poco d’impostura
 gran profitto non si fa.
 
 tutto il coro
 
    Il legista, il galenista,
10il soldato, l’uom di stato
 suol vantare in quel che fa
 di saper più che non sa.
 
 parte del coro
 
    E il bel sesso malcontento
 di una semplice beltà
15si dà il barbaro tormento
 d’alterar la verità.
 
 tutto il coro
 
    Oggi qua, domani là,
 nostra patria è il mondo intero
 e fondato è il nostro impero
20sull’altrui semplicità.
 
 Cardano
 Figli, amici e compagni, a cui mi lega,
 più che il grado primier, paterno amore,
 quest’arte, a cui ci sforza
 dura necessità, render conviene
25grata più che si può e odiosa meno.
 Noi non facciam la guerra
 a polli, a capre, a agnelli;
 noi non leviam gli anelli
 alle donne di mano, l’arte nostra
30consiste nel saper, quando a noi pare,
 pelar la quaglia e non la far gridare.
 
    Se noi diamo la buona ventura,
 che ci paghino è giusto dover,
 non perché sia la cosa sicura
35ma perché la speranza è un piacer.
 
    Se il presagio da noi s’indovina,
 si dà credito al nostro saper;
 se la sorte altrimenti destina,
 non è colpa del nostro mestier.
 
 Carolina
40Padre, che tal mi siete,
 poiché perduti ho i genitori in fasce,
 avvezza sono ad obbedirvi, è vero,
 ma pace non avrò, ma inquieta sempre
 mi vedrete, e turbata ed agitata,
45s’io non giungo a saper da chi son nata.
 Perillo
 Carolina gentile,
 voi avete gran torto. Meglio parmi
 della nascita vostra esser dubbiosa
 che arrischiar di trovare i genitori
50servi, schiavi, villani o pescatori.
 Carolina
 Sien poveri o plebei
 i genitori miei conoscer voglio.
 La natura mi parla e non l’orgoglio.
 
    Se povera son nata,
55che cosa importa a me?
 La femmina onorata
 mai povera non è.
 
    Mi basta che mia madre
 sia madre come va
60e non aver il padre
 con altri in società.
 
 Cardano
 Carolina, vi è noto
 che un talisman possedo
 d’un vecchio egiziano opera e dono,
65di cui l’erede e il successore io sono.
 Quel che al petto lo tien cambia a sua voglia
 di voce e di figura e passar puote
 in faccia della gente
 per l’oggetto che vuol, straniero o assente.
70Eccolo; a voi che avete
 senno, prudenza e ingegno,
 lo presento, lo affido e lo consegno.
 Carolina
 Poiché l’onor mi fate... (Accettandolo)
 Perillo
 Amico, perdonate, (A Cardano)
75è inutile che in mano
 consegniate a una donna il talismano.
 Cardano
 Perché?
 Perillo
                  Perché le donne
 a cambiar di pensiero e di sembianza
 sono abili abbastanza e la natura
80provvida ha lor concesso
 per far prodigi il talisman del sesso.
 Cardano
 Nelle mani d’un uom passar potrebbe
 questo prezioso pegno
 per opra uscita di Pluton dal regno.
85Ma se donna l’adopra,
 il mondo ammiratore
 criticarlo non puote o non ardisce,
 che una donna gentil tutto abbelisce.
 
    Amici e compagni,
90nessuno si lagni,
 se il ricco monile
 a mano gentile
 ardisco affidar.
 
 tutti
 
    Contenti noi siamo,
95la scelta lodiamo;
 l’omaggio, il tributo
 al merto dovuto
 si deve approvar.
 
 Carolina
 
    Al fato, al destino
100m’arrendo, m’inchino;
 il carico accetto
 e usarne prometto
 per farci stimar.
 
 parte del coro
 
    Noi miseri erranti
105finora tremanti
 con simile scorta
 la gente più accorta
 sapremo affrontar.
 
 tutti
 
    Contenti noi siamo,
110la scelta lodiamo.
 L’omaggio, il tributo
 al merto dovuto,
 si deve approvar. (Cardano parte seguitato da’ zingari e dalle zingare)
 
 SCENA II
 
 CAROLINA, PERILLO
 
 Perillo
 Eccovi, Carolina,
115in grado di tentar la vostra sorte.
 Voi avete un amante
 ricco, bello, gentile e che vi adora.
 Fate che il talismano
 stato non siavi confidato invano.
 Carolina
120Mi ama Lindoro ma il signor Pancrazio,
 ch’è suo zio e tutore e ch’ha una figlia
 da collocar, destina
 di maritarli insieme.
 Ed ha per fondamento
125del padre di Lindoro un testamento.
 Perillo
 Ah questa figlia, questa figlia è causa
 che zingaro m’ho fatto.
 Carolina
                                            Per Sandrina?
 Per essa unicamente?...
 Perillo
 L’amo teneramente.
130Ma il di lei genitore,
 come governatore,
 di propria autorità mi ha processato,
 mi costrinse a salvarmi e mi ha esiliato.
 Carolina
 Intesi dir che della cameriera
135eravate amoroso.
 Perillo
                                  È vero, è vero,
 Giannina stessa lo credea. Mi valsi
 di sua credulità
 per veder la padrona in libertà.
 Ma poi...
 Carolina
                    Oh ciel! Lindoro... (Guardando fra le scene)
 Perillo
140Via, fatevi coraggio.
 Carolina
 Non è amor vero amor, se non è saggio.
 
 SCENA III
 
 LINDORO, detti
 
 Lindoro
 Vengo a voi, Carolina, (Con allegria)
 di una buona novella apportatore.
 Carolina
 Davvero? (Allegra)
 Lindoro
                      Il mio tutore
145vuol vedervi e parlarvi;
 ha sentito esaltarvi
 per ottima indovina
 e la sua confidenza a voi destina.
 Perillo
 Buono, buono, vi andremo.
 Carolina
150Voi no. (A Perillo)
 Perillo
                  Io sì.
 Carolina
                              Ma come?...
 Perillo
 Come? Come? Vedrete.
 Non mi conoscerete,
 sarò vestito in modo... E poi che serve?
 D’accidente fatal si teme invano
155dove vi è Carolina (e un talismano). (Piano a Carolina. Perillo tocca accortamente il talismano ch’è attaccato al petto di Carolina e sembra che abbracci la donna. Lindoro dà qualche segno di gelosia e Perillo continua e si prende gioco dell’altro)
 
    Colla scorta d’un ben sì prezioso
 un’armata affrontare saprei.
 Ah Lindoro non siate geloso,
 questo ben non è in lei ma con lei
160ed è un ben che comune sarà.
 
    Io lo vedo, lo tocco, l’intendo,
 dispiacervi perciò non pretendo.
 Caro pegno, che ardire mi dà!
 Poverino mi fate pietà. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 CAROLINA, LINDORO
 
 Carolina
165No no, non sospettate.
 Tutto saprete un dì.
 Lindoro
                                       Di voi non temo.
 Vi credo all’amor mio fida e costante;
 so che Perillo di Sandrina è amante
 ma in materia d’amore
170anche un semplice scherzo inquieta il cuore.
 Ma lasciamo da parte
 quest’inutili inezie,
 voi mi amate davver?
 Carolina
                                           Sì, lo sapete.
 Lindoro
 E disposta voi siete
175di secondare il mio desir?
 Carolina
                                                  Lo sono
 ma fino a un certo segno.
 Lindoro
 Fino al segno s’intende
 di vero amor verace testimonio.
 Carolina
 Che vuol dir?
 Lindoro
                            Che vuol dire il matrimonio.
 Carolina
180Nello stato in cui sono
 ardireste sposarmi?
 Lindoro
                                        E perché no?
 Io catarri non ho. Sono di beni
 provveduto abbastanza. È ver che tutto
 è in man del mio tutor, che il padre mio
185arbitro l’ha lasciato... Ma che importa?
 Troveremo la via... Convien vederlo.
 Strologarlo convien; di lui darovvi
 le notizie sicure
 e saprete di lui casi e avventure.
190Una figlia ha perduta. Lusingarlo
 convien colla speranza
 che vive ancora ed impedir che pensi
 della seconda a stabilir lo stato.
 Vi precedo e l’annunzio
195piacevole gli reco
 che voi siete in cammin. Tutto andrà bene
 ma pensare conviene
 d’addrizzar tutto e condur tutto al segno
 del desiderio mio, del vostro impegno.
 
200   Guida l’industre amante
 tutte le linee al punto,
 fin che a quel centro è giunto
 dove l’invita amor.
 
    Quel centro, al quale aspiro,
205quel punto che m’alletta,
 è una virtù che ammiro,
 è una beltà perfetta,
 sono quegli occhi languidi,
 son quelle rose tenere,
210tante bellezze e tante
 che m’han ferito il cor.
 
 SCENA V
 
 CAROLINA
 
 Carolina
 Oh cieli! A qual impegno,
 a qual rischio m’espongo?... Ed a qual fine?
 Per isposar un giovine
215che mi ama, che mi piace, che può fare
 il mio ben, la mia sorte... Ah sì ti sento,
 mio cuore ambiziosetto,
 farmi coraggio ed infiammarmi il petto.
 Ma il povero Lindoro,
220nato ricco e civil, per causa mia
 farà l’alta follia?... Non so, non posso
 e non deggio soffrirlo. Ma che fare
 nello stato in cui sono?
 Tremo, sudo, mi perdo e mi abbandono.
 
225   Chi mi conforta, chi mi consiglia?
 Povera figlia cosa ho da far?
 Zingara certo non vuo’ restar.
 
    Sento nell’anima pena e rossore,
 no questo labbro, no questo core
230fatti non sono per ingannar.
 Povera figlia! Chi mi consiglia?
 Qual è il partito ch’ho da pigliar?
 
    Son come il pellegrino
 in estere contrade,
235confuso fra due strade
 non sa per quale andar;
 
    questa o quest’altra s’ha da pigliar;
 zingara certo non vuo’ restar. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 Sala in casa di Pancrazio.
 
 SANDRINA, GIANNINA
 
 Sandrina
 Levatevi di qui, non vuo’ vedervi.
240Più soffrirvi non posso.
 Giannina
                                             E che vi ho fatto
 per trattarmi sì male?
 Sandrina
                                           Ardite ancora
 domandarmi ragion de’ sdegni miei?
 Perfida! Per voi sola
 ho perduto Perillo. Al padre mio
245svelaste il nostro amor.
 Giannina
                                             Sì, lo confesso;
 mi amò Perillo o finse
 lungo tempo d’amarmi. Alfin son donna,
 son donna, come voi. Serva o padrona,
 abbiamo in sen dalla natura impresse
250le debolezze e le passioni istesse.
 Sandrina
 Orgogliosa tacete e a me dinnanzi
 non comparite più.
 Giannina
                                      Sì, mia signora,
 se geloso furor per me l’irrita,
 se vedermi non vuol, sarà servita.
 
255   Me n’andrò; ma... mi perdoni,
 se il padron non lo consente...
 Il padrone finalmente
 può volere e comandar.
 
    Ella ha tutte le ragioni;
260disgustarla non vorrei;
 ma son donna, ma per lei
 non mi vuo’ sacrificar. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 SANDRINA, poi LINDORO
 
 Sandrina
 Perfida sortirai... Ma vien Lindoro,
 nuovo oggetto al cuor mio d’ira e martoro.
 Lindoro
265Posso, cugina mia, depositare
 nel cuor vostro un arcano?
 Sandrina
                                                  Uno ne serbo
 da confidarvi io pur.
 Lindoro
                                        Dal padre vostro
 destinato all’onor di possedervi,
 dovrei contento giubbilar. Ma, oh dio!
270prevenuto il cuor mio...
 Sandrina
                                             No no, Lindoro,
 non vi mettete in pena.
 L’arcano ch’io doveva
 confidarvi gelosa
 contien, riguardo a me, la stessa cosa.
 Lindoro
275Siete amante voi pur?
 Sandrina
                                           Lo son, malgrado
 il padre e la fortuna.
 Lindoro
                                        Ad aiutarci
 gli scambievoli modi
 ritrovare potremo.
 Sandrina
                                     Ah sì, Lindoro,
 adopriamo a vicenda
280a pro del nostro cuor l’arte e l’ingegno.
 Lindoro
 Cugina mia, vi do la fede in pegno. (Prendendo Sandrina per la mano)
 
 SCENA VIII
 
 PANCRAZIO, detti
 
 Pancrazio
 Figlia, nipote, appunto
 giva in traccia di voi. Ho prevenuto
 il notaio e a momenti...
 Lindoro
285A momenti, signore,
 la zingara verrà per obbedirvi.
 Io veniva di questo ad avvertirvi.
 Pancrazio
 La zingara è una cosa
 ed il contratto che dee farsi è un’altra.
290Quella può procurarmi
 una mezz’ora di divertimento
 ma quel che più mi preme
 è di vedervi maritati insieme.
 Sandrina
 (Cieli! Qual imbarazzo!)
 Lindoro
                                               V’assicuro
295che sarete contento.
 Pancrazio
                                       Contentissimo,
 se disposti vi trovo unitamente...
 Lindoro
 La giovine è prudente.
 Pancrazio
                                            Sì, Sandrina
 è una buona ragazza.
 Lindoro
 È astrologa di fondo e non da piazza.
 Pancrazio
300Tu parli della zingara ed io parlo
 di cosa che interessa
 il tuo bene, il tuo stato,
 la mia tranquillità.
 Lindoro
 Carolina a venir non tarderà.
 
305   Sentirete, sentirete;
 dice cose prodigiose,
 tutto vede e tutto sa.
 
    No signor, non v’inquietate, (Pancrazio s’impazienta)
 siate buono, pazientate,
310a venir non tarderà.
 
    E Sandrina mia cugina
 divertire si potrà.
 E contento voi sarete
 di saper la verità.
 
315   Vo a incontrarla. Ad affrettarla.
 Giusto ciel! Non vi adirate,
 Carolina arriverà. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 PANCRAZIO, SANDRINA
 
 Pancrazio
 Come! Pretende forse
 stordirmi, sbalordirmi? Tracotante,
320so ch’è recalcitrante
 a tutto quel ch’è dal tutor prescritto.
 Ma questa volta quel ch’è scritto è scritto.
 Sandrina
 (Come invan si lusinga!) (Da sé)
 Pancrazio
                                                 E tu mozzina,
 che fai la modestina, penseresti
325d’imitare il balordo?
 Sandrina
                                         Se la stima...
 Se il rispetto e l’amor... Se di Lindoro
 fosse l’inclinazion per altro oggetto...
 Pancrazio
 Più che tu parli, il tuo parlar m’irrita.
 Facciamola finita.
330Le ragioni de’ sciocchi udir non soglio,
 io dispongo, io comando, io parlo, io voglio.
 
    Padre sono e son tutore
 e di più governatore
 e ancor più son commissario
335e più ancor testamentario
 ed il codice mi dà
 piena ed ampia facoltà.
 
                                             «Se la stima... Se il rispetto...
 Se l’amor... L’inclinazione...» (Imitando Sandrina con caricatura)
 Non conosco altra ragione
340che la mia disposizione
 e mi guida e mi governa
 la paterna autorità. (Parte)
 
 SCENA X
 
 SANDRINA, poi PERILLO in abito di notaio e con un naso posticcio che si leva parlando a Sandrina
 
 Sandrina
 Dica quel che sa dire il padre mio;
 siamo Lindoro ed io d’intelligenza
345e non soffre la legge violenza.
 Perillo
 Sandrina... (Levandosi il naso posticcio)
 Sandrina
                         Oh ciel! Che fate?
 Presto, presto sloggiate,
 se viene il padre mio siete perduto.
 Perillo
 So ch’ei cerca un notaio;
350temo che sia per voi. Notar mi fingo
 e opportuno arrivare io mi lusingo.
 Sandrina
 Ma se a scoprirvi arriva?...
 Oh ciel!
 Perillo
                  Non dubitate.
 Cara non mi private
355del piacer di vedervi un sol momento.
 Troppo lungo è il tormento...
 Sandrina
                                                      Ah il cor mi trema.
 Lasciate almen ch’io veda
 se persone sospette abbiam qui intorno.
 Perillo
 Mi lasciate, crudel?
 Sandrina
                                      Vado e ritorno.
 
360   V’amo più che non credete;
 ma pavento, sudo e tremo.
 Parleremo... Ci vedremo...
 Qualchedun mi par sentir...
 Quante cose avrei da dir!
 
365   È mio padre infuriato,
 non di me ma della bella
 Carolina zingarella
 e mio padre mi tormenta
 e minaccia e mi spaventa...
370Quante cose avrei da dir!
 È una pena da morir. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 PERILLO solo
 
 Perillo
 Tutto, fortuna ingrata,
 tutto non m’ha levato il tuo furore,
 se ancor mi resta di Sandrina il core;
375ma viene il vecchio e Carolina; è meglio
 evitare per or ch’ei qui mi veda
 e rivenir quando bisogno il chieda. (Si ritira)
 
 SCENA XII
 
 PANCRAZIO e CAROLINA
 
 Pancrazio
 Ragazza, fra di noi
 dirvi permetterete in confidenza
380ch’alla vostra scienza,
 come il volgo, non credo... Ma al mio caso
 voi giungete opportuna. Di mia figlia
 vi ho parlato abbastanza ed a voi tocca
 far il vostro mestiere
385e renderla sommessa al suo dovere.
 Carolina
 Signor, mal vi apponete,
 se in me non supponete
 che ignoranza, interesse ed impostura.
 Gli arcani di natura
390penetro a mio talento e far son pronta,
 nel più scabroso impegno,
 sperienze incontrastabili d’ingegno.
 Pancrazio
 Davver?
 Carolina
                   Poco vi costa
 il mettermi alla prova.
 Pancrazio
                                            Ecco la mano.
395Vedete, indovinate
 non le cose avvenir ma le passate.
 Carolina
 Volentieri, signore. Oh ciel, che miro!
 Due linee paralelle!
 Due fanciulle, due figlie, due sorelle!
 Pancrazio
400Come! Come!...
 Carolina
 
    Da questi lineamenti
 comprendo a meraviglia
 che di più d’una figlia padre siete.
 
    Persa la prima avete;
405voi la credete estinta
 ma veggio e son convinta ch’ella è in vita.
 
    E questa linea unita
 al circol superiore
 promette al genitore il suo ritorno.
 
 Pancrazio
410Oh cielo! Oh ciel! Mia figlia!...
 Son fuor di me. Mia figlia!
 Quella che ho in mar perduta!... Ma pian piano
 dite... (Non son balordo,
 potrebbe aver inteso...) (Da sé) Dite un poco;
415perché l’ho in mar mandata?
 A chi la figlia mia fu consegnata?
 Carolina
 Vediam, vediam la mano.
 (Cautamente Lindoro
 tutt’i fili ha disposti al mio lavoro). (Da sé)
 
420   Veggio due cerchi uniti
 e sono assicurata
 ch’ella fu consegnata...
 
 Pancrazio
 
                                           A mio fratello.
 
 Carolina
 
    Da questo punto e quello
 conosco chiaramente
425la balia e una parente...
 
 Pancrazio
 
                                             Mia cognata.
 
 Carolina
 
    La figlia fu mandata
 ma il genitore istesso
 dovea seguirla anch’esso...
 
 Pancrazio
 
                                                  E far tesori.
 
 Carolina
 
    Di notte fra gli orrori
430da fulmine assaliti...
 
 Pancrazio
 
 Son tutti in mar periti...
 
 Carolina
 
                                               Non signore.
 
    Dall’angol superiore
 veggio che amica stella
 protetta ha la donzella e l’ha salvata.
 
 Pancrazio
 
435   Protetta ha la donzella e l’ha salvata?
 
 Carolina
 
 Protetta ha la donzella e l’ha salvata.
 
 SCENA XIII
 
 SANDRINA e detti
 
 Pancrazio
 Qual piacer! Qual prodigio! Vien Sandrina,
 vieni e meco gioisci. Tua sorella
 morta non è. Lo dice, lo sostiene,
440lo prova ad evidenza
 quest’arca di scienza. Vedi, ascolta,
 senti che ti sa dir. Dite, parlate. (A Carolina)
 Mia figlia strologate. Io vado intanto
 suoni, canti, festini
445a preparar, per dare in sì bel giorno
 della gioia ch’io sento un testimonio.
 (Ma non perdo di vista
 di Sandrina e Lindoro il matrimonio). (Da sé e parte)
 
 SCENA XIV
 
 CAROLINA e SANDRINA, poi LINDORO e gli altri che seguono
 
 Sandrina
 Senza che a indovinar pena vi diate
450il cuor mio conoscete.
 Carolina
                                          Siamo entrambe
 per lo stesso interesse
 spinte ad un fin dalle passioni istesse.
 Lindoro
 Amiche, grazie al cielo,
 giubbila del presagio
455il credulo tutore e mi lusingo
 che occupato e distratto in nuovi oggetti,
 di noi si scordi e l’altra figlia aspetti.
 Sandrina
 Ma quanto aspetterà? Quanto noi stessi
 aspettare dovrem?
 Carolina
                                     Basta per ora
460aver d’un mal presente
 evitato il periglio;
 amor per l’avvenir darà il consiglio.
 Lindoro
 Il consiglio miglior che amor può darci
 è di non perder tempo e di sposarci.
 
465   Che Perillo dia la mano
 all’amabile Sandrina;
 io presento a Carolina
 la mia destra ed il mio cor.
 
 Sandrina
 
    Lo farei... Lo vorrei
470ma rispetto il genitor.
 
 Carolina
 
    Son amante... ma costante
 alle leggi dell’onor.
 
 a tre
 
    Sommi dei che giusti siete
 l’innocenza proteggete.
475Di quest’alme innamorate
 consolate il fido amor. (Tutti tre si tengono per la mano)
 
 Pancrazio
 
    Brava, brava, Carolina,
 voi parlaste alla Sandrina
 e d’accordo è con Lindoro,
480non è vero?
 
 Carolina
 
                         Sì signor.
 
    Van d’accordo fra di loro.
 Sono entrambi d’un umor.
 
 Pancrazio
 
    Brava, brava... Ma conosco
 delle femmine l’usanza.
485Si prevenga l’incostanza.
 Presto... carta e calamaio.
 Chi è di là? Venga il notaio. (Esce un servo e parte subito)
 
 Sandrina
 
 Ah signore, e mia sorella?... (A Pancrazio)
 
 Pancrazio
 
 Non t’ascolto, pazzarella.
 
 Lindoro
 
490Aspettarla è conveniente... (A Pancrazio)
 
 Pancrazio
 
 Il balordo fa il saccente.
 
 Carolina
 
 Moderate un tal rigor. (A Pancrazio)
 
 Pancrazio
 
 Padre sono e son tutor.
 
 Lindoro, Carolina, Sandrina a tre
 
    Fato! Sorte! Cielo! Amor!
 
 Pancrazio
 
495Padre sono e son tutor.
 
 Perillo (In abito di notaio e col naso posticcio)
 
    Eccomi agli ordini
 dell’illustrissimo
 e sapientissimo
 governator.
 
 Pancrazio
 
500   Signor notaio...
 non vi ravviso.
 
 Perillo
 
 Son Fiordaliso,
 sono iniziato;
 sono mandato
505dal superior.
 
 Pancrazio
 
    Dunque sedete;
 dunque scrivete.
 Ecco un contratto
 ch’è quasi fatto,
510voi gli darete
 forma miglior.
 
 Perillo
 
    Son notaio e son dottor. (Perillo e Pancrazio seduti; l’uno detta piano, l’altro scrive)
 
 Sandrina, Carolina, Lindoro
 
 Ah Perillo, qual consiglio!
 Evidente è il suo periglio. (Fra di loro e sottovoce)
515Qualche mal gli arriverà.
 
 Carolina
 
    Porrò a mano il talismano (Da sé in disparte)
 e sarà quel che sarà.
 
 Lindoro, Sandrina, Carolina
 
    Qual consiglio! Qual periglio!
 Qualche mal gli arriverà. (Fra di loro e sottovoce)
520Ah sarà quel che sarà.
 
 Giannina (Arriva correndo e fortemente agitata)
 
    Signor padrone,
 signor padrone,
 oh che gran cosa!
 Sopravvenuto
525è il suo notaio,
 ben conosciuto.
 Dice che l’altro
 è un mentitore,
 un impostore,
530un ribaldaccio.
 
 Pancrazio (Levandosi impetuosamente)
 
 Ah cospettaccio!
 Brutto nasaccio
 dimmi, chi sei? (Vuol prendere Perillo per il collo e gli cade il naso posticcio)
 Come! Perillo
535ne’ tetti miei?
 Olà soldati.
 
 Lindoro, Sandrina
 
 (Siamo spacciati.
 Cieli soccorso).
 
 Carolina
 
 Presto al soccorso. (Da sé, parte frettolosamente verso la porta)
 
 Perillo
 
540   Sono amante sfortunato
 ma son giovine onorato;
 perché tanta crudeltà?
 
 Giannina
 
 Cuore ingrato, ben ti sta.
 
 Pancrazio
 
    Guardie, guardie, disgraziato!
545Processato, sentenziato,
 come assente condannato
 sei nei lacci capitato...
 Guardie, guardie, eccole là.
 
    Come reo fosti bandito,
550come reo sarai punito
 della tua temerità.
 Guardie, guardie. Eccole là. (A suono di tamburo, vedesi entrare la guardia di granatieri. Carolina in virtù del talismano ha preso l’abito e la figura del sargente della guardia)
 
 Carolina
 
    Alto, alto. (Ai soldati) Comandate. (A Pancrazio)
 
 Pancrazio
 
 Arrestate quel ribaldo
555e fra l’armi caldo caldo
 conducetelo in prigion.
 
 Lindoro, Sandrina, Perillo a tre
 
 Per pietà, per compassion.
 
 Carolina
 
    Presentate l’armi; (Ai soldati, i quali eseguiscono con qualche movimento militare)
 baionetta in canna;
560il reo circondate.
 Marciate, marciate. (A suono di tamburo, i soldati preceduti da Carolina conducono via il prigioniere)
 
 Lindoro
 
    Carolina dov’è andata?
 
 Sandrina
 
 (Ah Sandrina sventurata!)
 
 Lindoro
 
 Dov’è andata Carolina?
 
 Pancrazio, Giannina
 
565Disperata è la Sandrina
 e Perillo perirà.
 
 Sandrina, Lindoro
 
 Quest’è troppa crudeltà.
 
 Sandrina
 
    Cos’ha fatto finalmente?
 
 Lindoro
 
 Per amore è delinquente.
 
 a due
 
570Egli merita pietà.
 
 Pancrazio, Giannina
 
 È un indegno e morirà.
 
 Sandrina, Lindoro
 
 Carità.
 
 Pancrazio, Giannina
 
                Morirà.
 
 Sandrina, Lindoro
 
 Per pietà.
 
 Pancrazio, Giannina
 
                     Non v’è pietà.
 
 Carolina
 
    Poverin, poverin, poverino! (Piangente)
575Ho veduto, ho veduto il meschino
 maltrattato, legato, tirato,
 in prigione, carpone, cacciato.
 Ahi ahi ahi, che gran crudeltà!
 Ahi, che male, che male mi fa!
 
 Sandrina, Lindoro
 
580Ahi ahi ahi, che gran crudeltà.
 
 Pancrazio, Giannina
 
 Ah ah ah da rider mi fa.
 
 Lindoro
 
    Povero amico!
 
 Carolina
 
                                L’amico è scappato. (Piano a Lindoro)
 
 Sandrina
 
 Povero amante!
 
 Carolina
 
                                L’amante è salvato. (Piano a Sandrina)
 
 Sandrina, Lindoro
 
 Cara voce che gioia mi dà. (Con allegria)
 
 Pancrazio
 
585   Qual motivo gioiosi vi fa?
 
 Carolina
 
 Ahi ahi ahi, che gran crudeltà!
 Ahi, che male, che male mi fa!
 
 Sandrina, Lindoro
 
 Ahi ahi ahi, che gran crudeltà. (Fingendo con affettazione)
 
 Pancrazio, Giannina
 
 Ah ah ah, da rider mi fa.
 
 Fine dell’atto primo